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Piano di zona: cos’è

L’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito Territoriale dell’Olgiatese ha approvato in data 11/02/2022 il nuovo Piano di Zona.

Piano di Zona

Allegati

Il Piano di Zona, giunto ormai alla sua settima stesura, è lo strumento privilegiato per delineare le strategie di programmazione sociale di un territorio che, in continuità con gli anni precedenti, lavora nell’ottica dello sviluppo di un welfare generativo che sappia produrre coesione sociale.
Il contesto appare sempre più connotato da senso di precarietà, esasperato e reso manifesto dalla emergenza Sars Covid-19 e dalle conseguenze della stessa in vari settori della nostra comunità. Sono più evidenti gravi emergenze lavorative ed abitative, problematiche legate ai flussi migratori e all’interazione tra culture diverse, è acuito lo sfilacciarsi dei legami familiari e la difficoltà degli snodi educativi. Una risposta che guardi solo alla distribuzione delle risorse pubbliche o “alla richiesta” delle risorse economiche assegnate all’Ufficio di Piano ed ai Comuni appare quanto mai superata ed inefficiente.

Il Consorzio ha intrapreso un percorso di rigore metodologico, sotto la supervisione del Prof. Turchi dell’Università di Padova, che si caratterizza per una visione chiara dei ruoli in campo, per un metodo applicabile a ciascuno e per la costante misura degli effetti delle azioni intraprese.

Il contesto in cui si inserisce la nuova programmazione zonale “ha carattere di straordinarietà ed estrema complessità alla luce della pandemia Covid-19 che vede interessato il Paese intero e particolarmente il territorio lombardo” (DGR 4563/2021 – Linee di indirizzo per la programmazione sociale territoriale per il triennio 2021-2023).
La pandemia, che possiamo meglio definire “diademia”, come evidenziato nel percorso col Prof. Turchi, (da dia, prefisso di molte parole greche che significa “attraverso” e demos, il popolo) poiché ha attraversato, coinvolto e condizionato l’intera comunità umana e non solo chi è stato direttamente toccato a livello di salute, ci ha insegnato a riflettere prioritariamente su cosa sia risorsa.
La situazione di criticità ha funzionato infatti da catalizzatore di una imprevedibile attivazione delle persone, delle organizzazioni, degli enti, delle associazioni, dei volontari, delle reti informali, dei giovani, che si è declinata in molteplici contributi volti alla cura delle fragilità emerse sul territorio in un momento estremamente sfidante. Una risorsa non economica, bensì di umanità attiva, operosa, abile, attenta, dal valore inestimabile.

La diademia ci ha mostrato con impensabile durezza quanto siamo esposti ad accadimenti che non possiamo prevedere, quanto viviamo in un contesto di incertezza che non può essere eliminata stante la complessità del sistema. E nonostante ciò siamo assolutamente capaci di affrontare tale incertezza là dove decidiamo consapevolmente di potenziare la più significativa delle risorse di cui disponiamo: la coesione della Comunità.
La coesione, che aumenta e si rafforza al crescere delle interazioni tra tutti i soggetti che compongono la Comunità, deve diventare risorsa utilizzabile non solo nei momenti di emergenza, di criticità estrema, di disagio diffuso, bensì essere risorsa strutturale, componente stabile di un tessuto sociale che voglia generare crescita, benessere, condivisione, cura e attenzione alla fragilità in un’ottica di welfare generativo, che affianca e supporta gli interventi più assistenziali (laddove questi ultimi siano necessari).
È dunque risorsa qualsiasi materiale, prodotto, servizio e membro della specie umana che, nell’interazione, genera un contributo per la Comunità.
Il Piano di Zona dell’olgiatese vuole strutturare in questa ottica di corresponsabilità competente della Comunità la pianificazione delle risorse dell’ambito, con una attenzione particolare all’uso e non al consumo delle stesse.

Il Piano di Zona è anche il campo in cui si sperimenta il superamento dell’approccio degli stakeholders, intesi come portatori di bisogni di parte che partecipano a meccanismi di mera ripartizione delle risorse economiche, a favore dei community holders, provando a strutturare modalità di lavoro e buone prassi che diventino palestre di contribuzione nelle quali ogni soggetto è chiamato a dare un contributo alla crescita della coesione sociale.
In un contesto di risorse economiche scarse, appare impensabile attuare politiche sociali che si limitino al mero consumo delle risorse stesse. Una Comunità coesa e solidale è in grado di mettere in campo un patrimonio di risorse sociali che, seppure non quantificabile economicamente, libera risorse economiche e ne consente una destinazione più mirata ed efficace in quei settori e per quegli interventi in cui l’apporto economico è indispensabile.
A volte infatti l’urgenza necessaria dettata dall’intervento da mettere in campo, le specifiche professionalità che sono necessarie o ancora gli interventi in settori in cui è più difficile un ruolo diretto dei membri della comunità, richiedono l’impego di risorse pubbliche per implementare delle risposte.
Abbiamo documentato esempi in cui l’associazionismo supporta la fragilità degli anziani a domicilio, o le famiglie con malati terminali, o i genitori con minori in difficoltà. Questa è una ricchezza che, partendo dalla complessa esperienza pandemica, è importante diventi strutturale nella Comunità, quale risorsa di valore significativo quandanche non economico. Compito del Piano di Zona è allora anche dare supporto a queste potenzialità, trovando modalità di lavoro condivise che sostanzino e strutturino una ricchezza operativa che il nostro territorio indubbiamente possiede o se possibile addirittura sostenerne le attività, stimolarne l’intervento e il coinvolgimento, sostenerle nell’allagare i propri confini.

Il territorio esprime attraverso tutti i suoi community holders (titolari di responsabilità programmatorie e amministrative, cittadini, gestori di offerta sociale e socio-sanitaria, associazioni, volontari, reti informali, ecc) esigenze ma anche potenzialità che vanno valorizzate all’interno di una nuova cornice progettuale e strategica.
Appare prioritario superare la frammentazione degli interventi e dei servizi che vengono proposti per governare le complessità di contesto.
I Comuni del Consorzio condividono da tempo quest’ottica di superamento delle singole specificità, in uno sforzo di cooperazione che negli ultimi anni ha portato sensibili benefici in termini di ottimizzazione nell’uso delle risorse, nell’evitare la sovrapposizione dei servizi, nel definire criteri di accesso alle risorse economiche (per es. buoni e voucher) condivisi e trasparenti, uguali per i cittadini di tutti i Comuni consorziati.
Superare la frammentazione consente anche di concentrarsi sulla progettazione di azioni innovative e progettualità sperimentali, che aiutino ad elaborare un approccio nuovo in grado di fronteggiare i mutamenti in corso nel tessuto sociale.

Sono strategie salienti del Piano di Zona e dell’attività coordinata dei Comuni dell’Ambito:

Promuovere l’uso e non il consumo delle risorse. Le risorse da usare (e non consumare) non sono solo quelle economiche bensì anche le risorse legate alla capacità di interazione, condivisione, co-progettazione, messa in rete, informazione, generatività, nell’ottica della coesione comunitaria che presuppone il contributo attivo di ciascun community holder, per le proprie responsabilità e nel proprio ruolo;
Promuovere la progettazione personalizzata. Il focus è sulla specificità unica di ogni cittadino, minore, anziano, disabile, famiglia, lavoratore. Non è prioritario per l’ambito essere “erogatore di prestazioni”, bensì essere “progettista” di percorsi di attivazione che partono dalle risorse che ciascuno può mettere in campo, costruendo intorno a queste una risposta personalizzata ed unica, non standardizzata. Gli interventi più marcatamente assistenziali sono residuali ed implementati solo là dove non è possibile valorizzare risorse e capacità personali (situazioni gravemente compromesse);
Promuovere competenze e non limitarsi ad una mera risposta adattiva ai bisogni ed alle esigenze espresse dal territorio. L’accrescimento delle competenze di ogni community holder, sia esso cittadino, organizzazione, associazione o rete informale, consente di ridurre i bisogni e, di conseguenza, di meglio indirizzare l’uso delle risorse. L’incertezza diventa occasione per cambiare la domanda, strumento per introdurre opportunità di evoluzione;
Promuovere corresponsabilità. Indispensabile, nell’affrontare le sfide di un sistema complesso ed incerto, che non vi sia una delega a pochi soggetti del territorio, per esempio ai servizi specialistici, bensì una responsabilità diffusa, che consenta di mettere in rete le competenze di ciascuno a supporto di esigenze e fragilità.

Un welfare generativo, quello perseguito dal Piano di Zona, che supera il modello tradizionalmente fondato sul consumo e sulla delega, e privilegia le sperimentazioni che hanno come obiettivo quello di integrare le risorse esistenti, economiche ed umane, professionali, di competenze, di collaborazioni, di progettazioni condivise. Un welfare che mette a sistema competenze diverse in una cornice di corresponsabilità e di sostenibilità nel tempo, e che vede un ruolo attivo di quanti più attori territoriali, come generatori di cambiamento.